sabato 24 aprile 2010

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Castelluccio di Norcia si trova proprio all'interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini che è stato istituita nel 1993 e comprende le province di Perugia, Ascoli Piceno e Macerata con lo scopo di salvaguardare l'ambiente, promuovere uno sviluppo socioeconomico sostenibile e favorire la fruizione ad ogni categoria di persone così da creare un "Parco per Tutti".
Un luogo ricco di storia e mito che comprende alcune fra le più affascinanti montagne italiane: il monte Vettore (2476 metri), il Pizzo del Diavolo (2410 metri) e il monte Priora (2332 metri) e Cima del Lago (2422 metri). Il fondovalle e le prime pendici dei rilievi, esclusa la zona del Pian Grande, sono interessate da praterie.
Per convenzione il Parco Naturale viene diviso in 4 versanti denominati "Versante Fiorito", "Versante Storico", "Versante Sacro" e "Versante Magico".
Il versante fiorito del Parco comprende la zona più settentrionale del parco con i prati di Ragnolo dove, nel periodo estivo si possono osservare splendide fioriture di orchidee, liliace ed altre interessanti specie come la fritillaria dell'Orsini, il narciso o l'astro alpino.
Il versante storico comprende i seguenti comuni: Castelsantangelo sul Nera, Pievebovigliana, Pieve Torina, Ussita, Visso. Un territorio ricco di castelli e torri di vedetta, che ancora oggi caratterizzano la struttura di numerosi centri abitati, edificati dai valligiani per difendersi dalle ripetute incursioni dei Saraceni.
Molto belle da vedere sono le gole della Valnerina. Il versante sacro interessa i Comuni di Norcia e Preci. Il riferimento principale è Norcia, patria di San Benedetto patrono d'Europa.
Infine c'è il versante magico che comprende i comuni di i Comuni di Amandola, Arquata del Tronto, Montegallo, Montefortino, Montemonaco. I Sibillini nel medioevo erano conosciuti in tutta Europa come regno di demoni, negromanti e fate. Fra le numerose leggende le più famose sono quelle della Sibilla . Nelle vicinanze troviamo la Gola dell'Infernaccio, in cui aleggiano ancora i ricordi di antichi riti negromantici e suggestivo esempio dell' erosione operata dal fiume Tenna sui calcari della zona.
Flora e Fauna: L'ambiente è popolato da animali interessanti. Tra i più diffusi ci sono il lupo, il gatto selvatico e il capriolo. Grazie a speciali progetti di reintroduzione, oggi nell'oasi sono tornati a vivere il cervo e il camoscio appenninico. Fra gli uccelli ricordiamo il falcone pellegrino, il gufo e l'aquila reale. Frequenti sono anche il gracchio alpino e quello corallino. Interessante è inoltre la presenza del piviere tortolino, del codirossone, del sordone, del fringuello alpino e del picchio muraiolo. Fra i rettili va sicuramente ricordata la vipera dell'Ursini che sui Monti Sibillini raggiunge il limite settentrionale di diffusione in Italia. Fra gli invertebrati abbiamo il chirocefalo del Marchesoni che popola il Lago di Pilato.
La vegetazione tende a cambiare man mano che ci si sposta dallo zoccolo basale dei Sibillini, posto ad un'altitudine media di 500 m, alle cime più elevate. Fino a circa 1000 m predomina infatti il bosco di roverella, carpino nero e orniello, quindi la faggeta, prima mista e poi pura. Oggi però il limite della vegetazione forestale risulta essere intorno ai 1700-1750 m, ovvero circa 100 m inferiore a quello originario; ciò a causa dei tagli, effettuati in passato, per favorire lo sviluppo delle aree pascolive. Al di sopra del limite potenziale del bosco si sviluppano invece i pascoli primari o naturali dove si possono rinvenire specie assai rare e pregiate. Fra esse ricordiamo il genepì dell'Appennino (Artemisia petrosa ssp. eriantha), la stella alpina dell'Appennino (Leontopodium alpinum ssp. nivale) ed inoltre Viola eugeniae, Anemone millefoliata, Gentiana dinarica, Dryas octopetala; nei ghiaioni e nelle zone detritiche è inoltre possibile rinvenire Drypis spinosa ssp. spinosa, Isatis allionii, Linaria alpina, Robertia taraxacoides, ecc. Rilevante è anche la presenza di Ephedra nebrodensis nella Valnerina e di Carex disticha che, nel Pian Grande, ha una delle sue due uniche stazioni italiane.

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