venerdì 14 settembre 2012

Norcia, incenso e birra

Lavorare per essere autosufficienti. Pregare. "L'ozio è il nemico dell'anima" diceva San Benedetto nella sua Regola. Basta scambiare quattro chiacchiere con padre Benedict Nivakoff, 33 anni, per capire che al convento dei benedettini di Norcia non si fanno deroghe a questo principio. Le attività dei monaci consentono loro di non dipendere completamente dalle donazioni dei fedeli. E proprio nella città dove l'aria sa di tartufo, i 16 frati del monastero, fra due mesi produrranno e venderanno birra. Nella bottega dei benedettini, accanto alla Basilica, si trovano il miele, il cioccolato, i prodotti per la cura personale tipici della loro tradizione. a fine estate, accanto alle etichette sgargianti della birra dei trappisti, ci sarà anche quella dei frati di Norcia, prodotta sotto la supervisione di padre Nivakoff. Barba lunga, veste nera, il volto del frate tradisce la sua giovane età. Sembra un 33enne qualsiasi, che sta per iniziare una piccola avventura imprenditoriale. Ne ha tutto l'entusiasmo e l'unica differenza si scorge nella tranquillità del suo sguardo.
" Siamo 16 benedettini e l'età media è di 25 anni. La domenica sera ci ritroviamo sempre per bere insieme un boccale di birra, ci piace assaggiarne di diverse. La provvidenza ha fatto sì che 5 famiglie, una italiana e quattro americane, finanziassero l'iniziativa."
Insomma, una joint-venture tra Italia e America. E anche l'accento di padre Nivakoff di norcino ha ben poco.
"Sono del Connecticut. Ho avuto la vocazione a 16 anni, mentre studiavo in una scuola di benedettini della mia città. Dopo la laurea in storia medievale, ho deciso che questa era la mia strada e di venire qui, per tornare alle radici del nostro ordine."
Era il 2000 e si potrebbe pensare che quell'anno, a Norcia, l'arrivo di padre Benedict abbia rappresentato l'unica novità. Non è così:
"Dal 1810 alla data in cui io ho raggiunto il fondatore della nostra comunità, padre Cassiano – spiega Nivakoff – a Norcia non ci sono stati monaci dell'ordine di San Benedetto."
All'inizio del XIX secolo, infatti, le leggi napoleoniche soppressero il convento e da allora tutte le strutture passarono alla curia. Nonostante i benedettini siano presenti in tutto il mondo, per 200 anni nessuna comunità è tornata nella patria del Santo. oggi, insieme a padre Nivakoff, ci sono altri 11 americani, un inglese, due indonesiani e un italiano. Applicano la Regola con estremo rigore: la loro giornata inizia alle 4, prevede 8 momenti di preghiera, ore di lavoro fra cucina, corsi di canti gregoriani, gestione delle strutture. Una vita dura, alla quale, in paese, si guarda con rispetto, ma anche apertura e spirito di partecipazione:
"La comunità ci ha accolti da subito – ricorda Benedict – ogni giorno i norcini ci chiedono quando potranno bere la nostra birra. Saranno i nostri acquirenti, ma anche i primi venditori delle bottiglie che destineremo al commercio."
i lavori nel birrificio sono in corso, ma Padre Nivakoff sa già che sapore avrà la "Nursia":
"Ci siamo fatti mandare delle ricette tradizionali dai frati che all'estero sono impegnati in questa produzione. San Benedetto predicava molto l'utilizzo di quello che la terra produce, soprattutto intorno a casa. Prima o poi riusciremo a produrci anche gli ingredienti."

A quanto pare, sul sentiero della filiera corta, birra e tartufo non potevano che incontrarsi a Norcia.

Quattrocolonne di Maggio 2012

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